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Davide D'Alessandro Reviews the Italian Release of Tyrants: A History of Power, Injustice, and T

Nel fondo buio di ognuno si annida un potenziale tiranno. “Giardiniere”, “riformatore” o “millenarista”, sempre potenziali tiranni siamo, anche se le differenze possono essere sostanziali e Waller R. Newell, professore di Scienze politiche e Filosofia presso la Carleton University di Ottawa, in un libro suggestivo, tradotto da Gian Luigi Giacone per Bollati Boringhieri, ne delinea i tratti principali, con nomi e cognomi, ripercorrendo 2.500 anni di strada piuttosto accidentata, di guerre, di barbarie, di sottomissioni, di inevitabile e ripetuto terrore. Se tra i tiranni “giardinieri” compaiono, tra gli altri, Nerone,Franco, Duvalier e Mubarak, “che dispongono dello Stato e della società come di una personale proprietà, per il proprio piacere e beneficio e a favore esclusivo del proprio clan e dei propri sodali, e il cui potere sfocia spesso e volentieri nell’eccesso edonistico e nella crudeltà gratuita”; tra i tiranni “riformatori” figurano Alessandro Magno, Giulio Cesare, i Tudor, Napoleone e Atatürk, “animati da un sincero desiderio di migliorare la società, ma altresì accecati dal perseguimento di fortuna e gloria a scapito di ogni legge e democrazia”; tra i tiranni “millenaristi” incontriamo Robespierre, Lenin, Stalin, Hitler, Mao e gli odierni jihadismi, “guidati dall’impulso di imporre un regime utopico a cui l’individuo deve sottostare per il bene collettivo e in cui ogni privilegio è sradicato fino a raggiungere l’eccesso in uno Stato di polizia attraverso l’omicidio di massa e il genocidio”.

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